venerdì 26 ottobre 2012

Il poeta gobbo




"Il nostro maestro di scuola pelatone ci impartiva lezioni scolastiche volendo farci leggere tante poesie che a noi non ci interessano. Il pelatone aveva quella mania, pretendeva che noi studiamo a memoria poesie che non si capiva un’acca cosa dicevano, cioè cose inverosimili dette con parole anche più inverosimili. Al pelatone gli piacevano tanto queste cose che andava in solluchero a leggerle forte in classe, facendo gesti delle braccia come se volesse acchiappare una mosca. E ci spiegava che erano cose scritte da grandi poeti riconosciuti come celebrità della nazione. Secondo noi questi poeti dovevano essere mezzi scemi a parlare in quel modo che non si capisce niente, e fa ridere moltissimo a sentirli. Dunque a studiarle a memoria queste poesie ci scappava da ridere, e anche quando gliele recitiamo al maestro ci scappava da ridere a ogni frase, con rabbia del pelatone perché non portiamo rispetto. C’era uno di questi poeti che secondo le spiegazioni del maestro era gobbo o zoppo non so, e tanto infelice perché la vita gli sembrava amara. Questo qui aveva un grande amore per una signorina morta, e allora non si dava pace chiedendosi: cos’è la vita? E stava sempre in casa a studiare e scrivere poesie. Un giorno si è messo alla finestra, ha visto della gente allegra che ballava per strada e si è detto: oh come vorrei essere allegro anch’io. Allora ha avuto questo sentimento nell’animo, e ci ha scritto sopra una poesia così famosa che gli hanno fatto un monumento. In questo modo la vita gli è sembrata meno amara. Un compagno di scuola ripetente ha voluto dire al maestro che secondo lui quella poesia era tutta sbagliata. Perché prima di tutto non si capisce cosa stava a fare sempre a casa questo poeta, e poi scritta da uno che non parla neanche in italiano. Il maestro ha fatto un salto sulla sedia a sentire così. E per convincere il compagno ripetente che aveva torto, gli ha dato una grossa punizione con brutti voti. Il compagno non si è convinto. Il maestro minacciava di farlo scacciare dalla scuola se non si convince che quella è una grande poesia inimitabile. Però tutta la nostra scolaresca è insorta a dire: è una cretinata! E alcuni dicevano:abbasso il gobbo! E altri dicevano: a quello là gli puzzava il fiato! Il maestro non sapeva più dove mettere gli occhi e ci sgridava stringendo i pugni. Ha voluto chiamare il preside per farci punire tutti."

Tratto da La banda dei sospiri di Gianni Celati




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