"Il nostro maestro di
scuola pelatone ci impartiva lezioni scolastiche volendo farci leggere tante
poesie che a noi non ci interessano. Il pelatone aveva quella mania, pretendeva
che noi studiamo a memoria poesie che non si capiva un’acca cosa dicevano, cioè
cose inverosimili dette con parole anche più inverosimili. Al pelatone gli
piacevano tanto queste cose che andava in solluchero a leggerle forte in
classe, facendo gesti delle braccia come se volesse acchiappare una mosca. E ci
spiegava che erano cose scritte da grandi poeti riconosciuti come celebrità
della nazione. Secondo noi questi poeti dovevano essere mezzi scemi a parlare
in quel modo che non si capisce niente, e fa ridere moltissimo a sentirli.
Dunque a studiarle a memoria queste poesie ci scappava da ridere, e anche
quando gliele recitiamo al maestro ci scappava da ridere a ogni frase, con
rabbia del pelatone perché non portiamo rispetto. C’era uno di questi poeti che
secondo le spiegazioni del maestro era gobbo o zoppo non so, e tanto infelice perché
la vita gli sembrava amara. Questo qui aveva un grande amore per una signorina
morta, e allora non si dava pace chiedendosi: cos’è la vita? E stava sempre in
casa a studiare e scrivere poesie. Un giorno si è messo alla finestra, ha visto
della gente allegra che ballava per strada e si è detto: oh come vorrei essere
allegro anch’io. Allora ha avuto questo sentimento nell’animo, e ci ha scritto
sopra una poesia così famosa che gli hanno fatto un monumento. In questo modo
la vita gli è sembrata meno amara. Un compagno di scuola ripetente ha voluto
dire al maestro che secondo lui quella poesia era tutta sbagliata. Perché prima
di tutto non si capisce cosa stava a fare sempre a casa questo poeta, e poi
scritta da uno che non parla neanche in italiano. Il maestro ha fatto un salto
sulla sedia a sentire così. E per convincere il compagno ripetente che aveva
torto, gli ha dato una grossa punizione con brutti voti. Il compagno non si è
convinto. Il maestro minacciava di farlo scacciare dalla scuola se non si
convince che quella è una grande poesia inimitabile. Però tutta la nostra
scolaresca è insorta a dire: è una cretinata! E alcuni dicevano:abbasso il
gobbo! E altri dicevano: a quello là gli puzzava il fiato! Il maestro non
sapeva più dove mettere gli occhi e ci sgridava stringendo i pugni. Ha voluto
chiamare il preside per farci punire tutti."
Tratto da La banda dei sospiri di Gianni Celati
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