mercoledì 21 novembre 2012

L’IRONIA DI RINO GAETANO E IL SUO BAR DAL CIELO BLU







Nei difficili e complessi anni Settanta Rino Gaetano è uno di quei pochi artisti e di quei pochissimi cantautori che utilizza a piene mani e con grandi risultati l’ironia. Già nei primi tempi, quando era ancora giovanissimo e cantava al Folkstudio, nel quartiere di Trastevere, in tanti non volevano che cantasse i suoi pezzi perché sembrava che con le sue parole volesse prendere in giro tutti.
Rino Gaetano era consapevole del fatto che l’ironia è sempre stata un’arte tipica dell’Italia e degli italiani. Il disarmante e ipnotico cantautore di origini calabrese afferma infatti che “l’ironia non è solo una cosa mia, è l’arte di tutti gli italiani. Soltanto che adesso (siamo negli anni Settanta ma vale anche per oggi) l’ironia la vogliono nascondere. Sono tutti molto impegnati, molto tristi, molto macabri”. E secondo Rino Gaetano non c’è cosa peggiore di essere tristi, di essere macabri.  Perché “l’Italia è da sempre stata patria di grandi comici come Totò, come Petrolini, mentre adesso ci sono soltanto scrittori che scrivono libri tristi e impegnatissimi, cantanti che scrivono canzoni tristi, per non parlare dei film. In Italia non esistono più bei film comici”.
Rino Gaetano era uno che l’ironia la metteva in qualsiasi cosa che faceva. L’ironia era l’ingrediente fondamentale e imprescindibile della sua  musica. Le sue canzoni sono attuali ancora oggi dopo quarant'anni, e lo saranno sempre proprio perché sono ironiche, di un’ironia perfetta.
Dove la prendeva Rino Gaetano quest’ironia? Per strada e, soprattutto nei bar. Il suo bar preferito era “il bar del Barone”, in cui il cielo era sempre blu: un posto semplice frequentato da gente semplice, un luogo popolare, in cui la norma era bere birra chiara in lattina. Per Rino Gaetano quel bar era un posto meraviglioso, ed è lì che nascono le sue canzoni. Gaetano era uno che il bar lo considerava come una seconda casa, era uno che stava nel bar e sentiva le voci della gente che girava e ronzava attorno al bar come faceva lui. Nel bar trovava la giusta ispirazione, osservando gli sguardi delle persone, e ascoltando i loro dialoghi strampalati. Poi tornava a casa, prendeva il suo quaderno e si scriveva le voci che aveva sentito al bar. Si rileggeva queste frasi e cominciava ad accompagnarli con la chitarra cercando e trovando la giusta ispirazione musicale. Metteva tutto insieme, e così, con questa perfetta semplicità, nasceva la sua canzone, la canzone di Rino Gaetano. Ascoltando le sue canzoni si può immaginare il suo sorriso, a volte frivolo a volte beffardo, che coglie l’essenziale delle cose e le contraddizioni del mondo, ma anche la bellezza e la spontaneità della vita di tutti i giorni, della vita di Rino Gaetano che in fondo è  anche la nostra vita.


Marco  Adornetto











Tu Forse Non essenzialmente tu


Tu, forse non essenzialmente tu
Un'altra, ma è meglio fossi tu
Tu, forse non essenzialmente tu
Hai scavato dentro me e l'amicizia c'è
Io che ho bisogno di raccontare, io,
La necessità di vivere rimane in me

E sono ormai convinto da molte lune 
dell'inutilità irreversibile del tempo
mi sveglio alle nove e sei decisamente tu
e non si ha il tempo di vedere la mamma e si è gia nati
e minuti rincorrersi senza convivenza
mi sveglio e sei decisamente tu

Forse non essenzialmente tu
e la notte confidenzialmente blu
cercare l'anima

Tu, forse non essenzialmente tu
Un'altra, ma è meglio fossi tu

E vado dal Barone ma non gioco a dama
E bevo birra chiara in lattina
Testo trovato su http://www.testitradotti.it
 
Me ne frego e non penso a te
Avrei sempre bisogno di un passaggio
Ma conosco le coincidenze del 60 notturno
Lo prendo sempre per venir da te

Forse non essenzialmente tu
e la notte confidenzialmente blu
cercare l'anima

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