martedì 12 novembre 2013

Vagabondare tra le parole: Caffè

"Ecco il caffè, signore, caffè in Arabia nato, | E dalle carovane in Ispaan portato. | L'arabo certamente sempre è il caffè migliore; | Mentre spunta da un lato, mette dall'altro il fiore. | Nasce in pingue terreno, vuol ombra, o poco sole. | Piantare ogni tre anni l'arboscel si suole. | Il frutto non è vero, ch'esser debba piccino, | Anzi dev'esser grosso, basta sia verdolino, | Usarlo indi conviene di fresco macinato, | in luogo caldo e asciutto, con gelosia guardato. | ... A farlo vi vuol poco; | Mettervi la sua dose, e non versarlo al fuoco. | Far sollevar la spuma, poi abbassarla a un tratto | Sei, sette volte almeno, il caffè presto è fatto..."  

Carlo Goldoni, da La Sposa Persiana


"Se noiosa ipocondria t'opprime, | O troppo intorno a le vezzose membra | Adipe cresce, de' tuoi labbri onora | La nettarea bevanda, ove abbronzato | Fuma et arde il legume a te d'Aleppo | Giunto, e da Moca, che di mille navi | Popolata mai sempre insuperbisce."   

Giuseppe Parini, da Il Giorno   




"Il caffè, per essere buono, deve essere nero come la notte, dolce come l'amore e caldo come l'inferno"  Michail Bakunin


Eduardo De Filippo

"Ecco un  profumo che amo molto,quando si tosta il caffè vicino casa mia, ci sono i vicini che chiudono la porta, io invece apro subito la mia"  Jean Jacques Rousseau



Don Raffaè - Fabrizio de Andrè e Roberto Murolo


"Si cambia più facilmente religione che caffè"  Georges Courteline


Totò, da Totò, Peppino e i fuorilegge


"Bevo quaranta caffè al giorno per essere ben sveglio e pensare, pensare, pensare a come poter combattere i tiranni e gli imbecilli. Sarà senz'altro un veleno, ma un veleno lentissimo: io lo bevo già da settant'anni e, finora, non ne ho mai provato i tristi effetti sulla mia salute..."  Voltaire





Lino Banfi, da Vieni avanti cretino


lunedì 4 novembre 2013

L’importo della ferita e altre storie: le sarcastiche stroncature di Pippo Russo


Il sottotitolo de L’importo della ferita e altre storie di Pippo Russo è: Frasi veramente scritte dagli autori italiani contemporanei Faletti, Moccia, Volo, Pupo e altri casi della narrativa di oggi. Casi inquietanti si potrebbe aggiungere. Perché, se questa è la lingua usata dai maggiori autori di bestseller italiani, allora c’è davvero di che preoccuparsi.

Leggete queste frasi:

"Presero posto una di fronte all’altra, fronteggiandosi".  Giorgio Faletti

"Forse era umano avere timore quando si sente che si sta per morire". 
Giorgio Faletti

"Provavo da seduto e succedeva che dopo un po’ si afflosciava, ma non del tutto, e la pipì usciva tutta da quello spazietto che resta tra la ciambella e il water. Tutto sulle mutande e per terra. Mi toccava fare la scarpetta con la carta igienica". 
Fabio Volo

"L’odore della sua pelle mi ha fatto venire un’erezione al cuore".
  Fabio Volo
  

"Bacio. Bacio morbido,bacio lento, bacio non irruento. Bacio al Traminer, bacio leggero, bacio di lingue in lotta, bacio surf, bacio sull'onda, bacio con morso, bacio che vorrei andare via ma non posso. Bacio non si può. Bacio c’è gente". 
Federico Moccia

"Gin mi si avvicina e mi dà una slinguazzata pazzesca dal basso verso l’alto, tipo frenata di caduta di cono gelato mezzo sciolto". 
Federico Moccia

Siete ancora vivi? Benissimo! Incominciamo il nostro tragicomico percorso attraverso il divertente e interessante libro di Pippo Russo, un testo utile per capire molte cose sulla cosiddetta narrativa italiana contemporanea di successo.

Il sarcastico saggio, in cui il sociologo e giornalista di origine siciliana conduce un accurato e spietato lavoro di sezionamento e analisi dei testi indagati, è diviso in tre parti: la prima è quella dei libropanettonisti, autori di libri concepiti come fossero cinepanettoni, e include la raccapricciante triade Faletti-Volo-Moccia; si passa poi ai narratori improvvisati, personaggi famosi come Pupo e Giuliano Sangiorgi che, inspiegabilmente da un giorno all’altro e senza alcun motivo valido, hanno deciso di scrivere un libro; si chiude, infine, con i premiati, scrittori come Scurati e Piperno che, non si sa perché, hanno vinto ambiti premi letterari.

Il viaggio di Pippo Russo nelle infime bolge della narrativa italiana contemporanea parte con Giorgio Faletti, quello di "Drive In" e di "Minchia Signor Tenente", autore dei thriller più lenti della storia. Colui che è stato definito da qualche pseudo-critico compiacente il più grande scrittore italiano, nei suoi libri presenta agghiaccianti errori di grammatica, raggelanti battute umoristiche alla Vito Catozzo, e "trame parecchio malferme che suscitano nei poveri lettori la medesima tensione emotiva che darebbe il vedere un trancio di pizza della sera prima scaldarsi nel forno a microonde".






Si passa poi a Fabio Volo, i cui scadenti romanzi pullulano di inutili personaggi "bimbiminkia". L’autore de L’importo della ferita e altre storie dichiara di aver provato molta vergogna a comprare i libri di Volo. E per non farsi cogliere sul fatto ha dovuto ricorrere a diversi sotterfugi. Nel caso dell’acquisto de Il giorno in più, per esempio, ecco cosa deve escogitare: "Ho comprato quasi tutti i libri di Fabio Volo presso punti vendita al di fuori dei miei giri soliti. Questione di reputazione. Del resto, forse qualcuno di voi acquista i dvd porno dall’edicolante di fiducia? Nel caso di Il giorno in più, l’acquisto avvenne in una delle edicole della stazione centrale di Bologna; non dico quale, perché significherebbe infierire. La ragazza dietro al banco, constatando ciò che stavo acquistando, si sdilinquì immediatamente e disse che quello era il libro più bello letto in vita sua, complimentandosi con me per la scelta. Mi astenni dal dirle che se lo compravo era per massacrarlo. Del resto, povera donna, se dice che Il giorno in più è il libro migliore della sua vita ha dato già testimonianza spietata di cosa sia la sua vita. Darle un’ulteriore picconata sarebbe stato sadismo puro".


Il tribolato viaggio libresco prosegue, ahimè, con Federico Moccia, il narratore che nei suoi romanzi, appassionanti come episodi dei Teletubbies (con tutto il rispetto per i Teletubbies), dà vita a un mondo di coglioni popolato dagli Step, dai Babi, dai Pollo, dai Pallina, dai Gin e dai Niki, adolescenti coatti e trogloditi all'ennesima potenza. Pippo Russo racconta che, dopo aver letto tutti i libri di Moccia, fu tormentato da pensieri e progetti cupi e violenti, come quello di tirare un cazzotto sulle gengive della prima quindicenne dalle unghie smaltate fosforescenti e dal telefonino con la custodia fucsia incontrata per strada.









Si continua poi appassionatamente con Enzo Ghinazzi, alias Pupo, il cui fortunatamente unico romanzo presenta un ritmo della narrazione simile a quello di una vecchietta che, seduta in poltrona, è impegnata in estenuanti punti-croce. E con Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, che ha esordito recentemente nel campo della narrativa con la pessima opera prima (e speriamo ultima) Lo Spacciatore di carne.




La terza e ultima parte, infine,  tratta dei premiati come Antonio Scurati, le cui frasi, una volta lette, presentano sensazioni di pesantezza insopportabile per il lettore, come aver fatto una colazione a base di cemento a presa rapida, o aver portato a spalla un caterpillar per tutto il percorso dell’Autosole. L’ultimo autore preso in esame è Alessandro Piperno, con la sua predilezione per la tematica della masturbazione e la tendenza a un’esibita pomposità letteraria.

Questo è solo un piccolo assaggio di quello che potete trovare nel libro di Pippo Russo. Se siete rimasti almeno un po’ incuriositi leggete L’importo della ferita e altre storie. Ne vale veramente la pena.