"Ecco il caffè, signore, caffè in Arabia
nato, | E dalle carovane in Ispaan portato. | L'arabo certamente sempre è il
caffè migliore; | Mentre spunta da un lato, mette dall'altro il fiore. | Nasce
in pingue terreno, vuol ombra, o poco sole. | Piantare ogni tre anni l'arboscel
si suole. | Il frutto non è vero, ch'esser debba piccino, | Anzi dev'esser
grosso, basta sia verdolino, | Usarlo indi conviene di fresco macinato, | in
luogo caldo e asciutto, con gelosia guardato. | ... A farlo vi vuol poco; | Mettervi
la sua dose, e non versarlo al fuoco. | Far sollevar la spuma, poi abbassarla a
un tratto | Sei, sette volte almeno, il caffè presto è fatto..."
Carlo Goldoni, da La Sposa Persiana
"Se noiosa ipocondria t'opprime, | O
troppo intorno a le vezzose membra | Adipe cresce, de' tuoi labbri onora | La
nettarea bevanda, ove abbronzato | Fuma et arde il legume a te d'Aleppo |
Giunto, e da Moca, che di mille navi | Popolata mai sempre insuperbisce."
Giuseppe Parini, da Il Giorno
"Il caffè, per essere buono, deve essere nero come la notte, dolce come l'amore e caldo come l'inferno" Michail Bakunin
Eduardo De Filippo
"Ecco un profumo che amo molto,quando si tosta il caffè vicino casa mia, ci sono i vicini che chiudono la porta, io invece apro subito la mia" Jean Jacques Rousseau
Don Raffaè - Fabrizio de Andrè e Roberto Murolo
"Si cambia più facilmente religione che caffè" Georges Courteline
Totò, da Totò, Peppino e i fuorilegge
"Bevo quaranta caffè al giorno per essere ben sveglio e pensare, pensare, pensare a come poter combattere i tiranni e gli imbecilli. Sarà senz'altro un veleno, ma un veleno lentissimo: io lo bevo già da settant'anni e, finora, non ne ho mai provato i tristi effetti sulla mia salute..." Voltaire
Il
sottotitolo de L’importo della ferita e altre storie di Pippo Russo è: Frasi veramente scritte dagli autori
italiani contemporanei Faletti, Moccia, Volo, Pupo e altri casi della narrativa
di oggi.Casi inquietanti si potrebbe
aggiungere. Perché, se questa è la lingua usata dai maggiori autori di
bestseller italiani, allora c’è davvero di che preoccuparsi.
Leggete
queste frasi:
"Presero posto
una di fronte all’altra, fronteggiandosi". Giorgio Faletti
"Forse era umano
avere timore quando si sente che si sta per morire".
Giorgio Faletti
"Provavo da
seduto e succedeva che dopo un po’ si afflosciava, ma non del tutto, e la pipì
usciva tutta da quello spazietto che resta tra la ciambella e il water. Tutto
sulle mutande e per terra. Mi toccava fare la scarpetta con la carta igienica".
Fabio Volo
"L’odore della
sua pelle mi ha fatto venire un’erezione al cuore".
Fabio Volo
"Bacio. Bacio
morbido,bacio lento, bacio non irruento. Bacio al Traminer, bacio leggero,
bacio di lingue in lotta, bacio surf, bacio sull'onda, bacio con morso, bacio
che vorrei andare via ma non posso. Bacio non si può. Bacio c’è gente".
Federico Moccia
"Gin mi si
avvicina e mi dà una slinguazzata pazzesca dal basso verso l’alto, tipo frenata
di caduta di cono gelato mezzo sciolto".
Federico Moccia
Siete
ancora vivi? Benissimo! Incominciamo il nostro tragicomico percorso attraverso il divertente e interessante libro
di Pippo Russo, un testo utile per capire molte cose sulla cosiddetta narrativa
italiana contemporanea di successo.
Il
sarcastico saggio, in cui il sociologo e giornalista di origine siciliana
conduce un accurato e spietato lavoro di sezionamento e analisi dei testi
indagati, è diviso in tre parti: la prima è quella dei libropanettonisti, autori di libri concepiti come fossero
cinepanettoni, e include la raccapricciante triade Faletti-Volo-Moccia; si
passa poi ai narratori improvvisati,
personaggi famosi come Pupo e Giuliano Sangiorgi che, inspiegabilmente da un
giorno all’altro e senza alcun motivo valido, hanno deciso di scrivere un
libro; si chiude, infine, con i premiati,
scrittori come Scurati e Piperno che, non si sa perché, hanno vinto ambiti
premi letterari.
Il
viaggio di Pippo Russo nelle infime bolge della narrativa italiana
contemporanea parte con Giorgio Faletti,
quello di "Drive In" e di "Minchia Signor Tenente", autore dei thriller più
lenti della storia. Colui che è stato definito da qualche pseudo-critico compiacente
il più grande scrittore italiano, nei suoi libri presenta agghiaccianti errori
di grammatica, raggelanti battute umoristiche alla Vito Catozzo, e "trame parecchio malferme che suscitano nei
poveri lettori la medesima tensione emotiva che darebbe il vedere un trancio di
pizza della sera prima scaldarsi nel forno a microonde".
Si
passa poi a Fabio Volo, i cui
scadenti romanzi pullulano di inutili personaggi "bimbiminkia". L’autore de L’importo
della ferita e altre storie dichiara di aver provato molta vergogna a comprare
i libri di Volo. E per non farsi cogliere sul fatto ha dovuto ricorrere a
diversi sotterfugi. Nel caso dell’acquisto de Il giorno in più, per esempio, ecco cosa deve escogitare: "Ho
comprato quasi tutti i libri di Fabio Volo presso punti vendita al di fuori dei
miei giri soliti. Questione di reputazione. Del resto, forse qualcuno di voi
acquista i dvd porno dall’edicolante di fiducia? Nel caso di Il giorno in più,
l’acquisto avvenne in una delle edicole della stazione centrale di Bologna; non
dico quale, perché significherebbe infierire. La ragazza dietro al banco,
constatando ciò che stavo acquistando, si sdilinquì
immediatamente e disse che quello era il libro più bello letto in vita sua,
complimentandosi con me per la scelta. Mi astenni dal dirle che se lo compravo
era per massacrarlo. Del resto, povera donna, se dice che Il giorno in più è il
libro migliore della sua vita ha dato già testimonianza spietata di cosa sia la
sua vita. Darle un’ulteriore picconata sarebbe stato sadismo puro".
Il tribolato viaggio
libresco prosegue, ahimè, con Federico
Moccia, il narratore che nei suoi romanzi, appassionanti come episodi dei Teletubbies (con tutto il rispetto
per i Teletubbies), dà vita a un mondo di coglioni popolato dagli Step, dai
Babi, dai Pollo, dai Pallina, dai Gin e dai Niki, adolescenti coatti e trogloditi
all'ennesima potenza. Pippo Russo racconta che, dopo aver letto tutti i libri
di Moccia, fu tormentato da pensieri e progetti cupi e violenti, come quello di
tirare un cazzotto sulle gengive della prima quindicenne dalle unghie smaltate
fosforescenti e dal telefonino con la custodia fucsia incontrata per strada.
Si continua poi
appassionatamente con Enzo Ghinazzi,
alias Pupo, il cui fortunatamente unico romanzo presenta un ritmo della
narrazione simile a quello di una
vecchietta che, seduta in poltrona, è impegnata in estenuanti punti-croce.
E con Giuliano Sangiorgi, leader dei
Negramaro, che ha esordito recentemente nel campo della narrativa con la
pessima opera prima (e speriamo ultima) Lo
Spacciatore di carne.
La terza e ultima
parte, infine, tratta dei premiati come Antonio Scurati, le cui frasi, una
volta lette, presentano sensazioni di pesantezza insopportabile per il lettore,
come aver fatto una colazione a base di
cemento a presa rapida, o aver portato a
spalla un caterpillar per tutto il percorso dell’Autosole. L’ultimo autore
preso in esame è Alessandro Piperno,
con la sua predilezione per la tematica della masturbazione e la tendenza a
un’esibita pomposità letteraria.
Questo è solo un piccolo assaggio di quello che
potete trovare nel libro di Pippo Russo. Se siete rimasti almeno un po’ incuriositi
leggete L’importo della ferita e altre storie. Ne vale veramente la pena.