giovedì 7 marzo 2013

Le donne quando ridono-Paolo Albani




Mi piacciono le donne quando ridono. Mi piacciono perché quando ridono, specie se lo fanno di cuore, lasciandosi andare, alle donne succede che il seno gli comincia a ballonzolare tutto, a muoversi per via dei sussulti che il riso provoca. Questo accade di certo alle donne che hanno un seno florido, esuberante, che sembra voglia prendere il volo e accomiatarsi dallo scollo non sempre contenuto delle loro camicette. E poi ce n’è di quelle – almeno così mi ha detto Monica – che quando ridono, poiché lo fanno mettendoci un po’ di malizia e in modo prolungato, alla fine gli diventa turgido il capezzolo, che quasi non se ne accorgono. Loro ridono, ridono e intanto piano piano gli si allunga il capezzolo e s’irrigidisce da solo, senza bisogno di alcun toccamento. Non so se questo sia vero, o se Monica me l’abbia detto solo per compiacermi perché una volta, a una mostra, le ho confessato che le donne quando ridono mi piacciono da impazzire, non so, ma hanno un fascino speciale, irresistibile. 
 In effetti quando vedo una donna che ride, e mi accorgo che ha un seno prosperoso, e magari si vede che non porta il reggiseno, mi viene subito da pensare che quando ride, sotto i vestiti, il seno le balla tutto, le va su e giù, ondeggia come una coppa di gelatina particolarmente morbida. Perciò vederle ridere, le donne, è uno spettacolo che fa bene allo spirito, lo trovo sensuale, rincuorante. Mi eccita immaginare che il seno di una donna mentre ride si muove seguendo la cadenza fuori controllo delle risate, che anche lui, il seno, a suo modo ride partecipando generoso ai fremiti di quel momento di allegria. Fra la bocca di una donna che ride e il seno che le oscilla leggermente scomposto sotto la camicetta esiste una sorta di complicità, d’intesa che si accende e si riproduce solo in quello stato di abbandono liberatorio di cui il riso è responsabile.
 
 Un’altra cosa che mi piace, e non poco, delle donne quando ridono sono gli occhi. Alcune quando ridono gli brillano gli occhi come due fiammiferi accesi; dentro gli occhi gli si vede un qualcosa che non si vede quando le donne stanno in atteggiamento normale o sono pensierose, un qualcosa di profondo, quasi di spirituale mi verrebbe da dire, senza esagerazione, anche perché la parola «spirituale» me ne ricorda un’altra, «spiritoso», che con il riso si coniuga bene. Forse mi sbaglio, ma a me sembra che gli occhi di una donna quando ride diventano magnetici, più intensi, e quindi sono più autentici. Altre donne invece - è il caso di Monica ad esempio - quando ridono gli occhi li tengono chiusi, non li aprono fintanto che ridono e magari gli vengono le lacrime, e questa di nuovo è una cosa che mi eccita, perché mi viene da pensare che è così che le donne tengono gli occhi quando danno un bacio o fanno all’amore. Che meraviglia!
 
 C’è ancora un altro movimento che mi piace nelle donne quando ridono, ed è quello che le donne compiono quando si piegano in avanti nel momento in cui ridono, e assumono una posizione quasi a angolo retto tenendosi lo stomaco con le braccia unite, che se hanno i pantaloni stretti, attillati, ad esempio i blue jeans, quando si piegano in due e lasciano cadere i capelli sul volto, se hanno i capelli lunghi ben inteso, allora in quella posizione non proprio ortodossa le rotondità del loro fondoschiena si accentuano, risaltano maggiormente (sempre che uno osservi la scena di una donna che ride standole alle spalle), e anche questo è uno spettacolo eccitante, legato al modo singolare, unico che hanno le donne di ridere, uno spettacolo che è bello da vedersi e tutte le volte che si ripete mi manda in estasi.
 
Monica mi ha detto che una volta, in casa di amici, dopo una battuta cretina di un tale che aveva un pizzetto da capretta tibetana, lei si è messa a ridere a crepapelle. Un po’ per l’idiozia scoraggiante della battuta, un po’ per il pizzetto ridicolo di quel tale, ha iniziato a ridere in modo così impetuoso e convulso che a un certo punto non ce l’ha fatta più, non è riuscita a trattenersi e alla fine (meno male che aveva la gonna) si è bagnata, provando lì per lì una grande vergogna tanto che avrebbe voluto scappare via, anche se nessuno per fortuna si era accorto dell’incidente. Allo stesso tempo però, con la sua aria candida, Monica ha aggiunto che, mentre rideva, sentirsi addosso quel liquido caldo che le inumidiva l’attaccatura delle cosce, le ha procurato una sensazione gradevole, sfacciatamente libidinosa. E io, per quanto mi riguarda, se devo essere sincero, nel momento in cui Monica mi raccontava quell’episodio, mi sono eccitato moltissimo pensando a lei, in gonna, che si bagnava ridendo come una pazza davanti ai suoi amici, ignari del piccolo cedimento che le era capitato. Una ragione in più per farmi piacere le donne quando ridono…
 
Negli ultimi tempi non appena mi sono reso conto che Monica  si era fatta seria e svogliata durante i nostri incontri, e rideva sempre meno, e se lo faceva gli veniva una roba finta, artificiosa, ho immediatamente realizzato che qualcosa non andava più fra noi, che forse lei si era stancata di me. E infatti non mi sbagliavo: dopo un po’ ci siamo lasciati, senza drammi, restando per quanto possibile buoni amici, anche se la fine della nostra storia mi ha rattristato molto perché adoravo quel suo modo voluttuoso e impertinente di ridere.





Questo testo è uscito su il Caffè illustrato, 51, novembre/dicembre 2009, p. 10.