"Non sono gli anni a farti diventare vecchio, si invecchia quando si abbandonano i propri sogni. Giovane è chi accetta, nonostante tutto di continuare ad amare e a soffrire, chi non indietreggia di fronte all'incerto e spesso crudele gioco della vita. E' per questo che per Dylan gli anni non passeranno: resterà uguale a se stesso, un eterno ragazzo, fino alla fine dei suoi giorni"
Tratta dall'ultima pagina dell'albo numero 261 di Dylan Dog "Saluti da Moonlight"
"Dylan Dog è un capolavoro, poiché ogni capolavoro ha in comune due cose: è sgangherato e sgangherabile. Sgangherato perché nasce senza un'idea precisa e prosegue senza un'idea precisa; sgangherabile perché se estrai una sua vignetta dalla tavola, essa funziona anche da sola"
Umberto Eco
I miei tre albi preferiti
Antistoria del fumetto italiano- Il caso Dylan Dog
"Spasseggiare significa passeggiare con divertimento, cioè includendo nel passeggio anche lo spasso. Una passeggiata solitaria in un bosco difficilmente potrà essere una spasseggiata. La spasseggiata comprende lo scherzo e lo scherno, lo sgambetto e la rincorsa, il vetro rotto e il pesce d’aprile, l’anacoluto e la rima baciata, il crudo e il cotto, la scopata e l’inculata, la pizza e il gelato da passeggio che in questo caso diventa il gelato da spasseggio."
Luigi Malerba, I Neologissimi
"Quali sono le mie dipendenze? Sì, una c'è. Cammino di notte, ogni notte, per le strade della città dove vivo, con qualsiasi tempo: caldo, freddo, pioggia, neve, grandine, vento. Ho cominciato a trent'anni, uscivo di notte, camminavo con una lattina di birra in mano lungo strade dove non passava nessuno, parchi vuoti e deserti dove si aggiravano solo spacciatori e drogati e povere, dolci puttane bambine, perché avevo perduto la mia vita, non avevo una direzione, stavo solo conficcando la mia povera testa cieca nell'infinito buio del mondo. Uscivo di notte e camminavo per ore. Un passo dopo l'altro. Non so verso dove. Nelle tasche tenevo dei foglietti e, mentre di notte camminavo, scrivevo e scarabocchiavo in fretta."
Antonio Moresco, Camminare da solo di notte (tratto dalla rivistaGranta, numero 4 dedicato al tema "Dipendenze")
"L'unica cosa che gli piaceva era andare in giro tutto il giorno per le strade a caso, trascinando i piedi lentamente e fermandosi ogni tanto a guardare la facciata di una casa a testa in su. Erano quei giorni d'avvicinamento all'estate che avevano le ombre così lunghe di primo mattino, con poca gente per strada e un'aria di stanchezza dappertutto che era un piacere. Strade assolate col silenzio dei giorni vuoti, case addormentate e pacifiche allo sguardo. E il frescolino degli androni? Tra i migliori ricordi. Qualcuno passava in bicicletta nel sole e ti sembrava di essere all'equatore. Qualcuno stava affacciato alla finestra e subito ti veniva da sbadigliare. In quei giorni si stava bene ad essere svogliati e ronzare come le mosche nelle cucine di campagna, poi trascinare le scarpe verso nessuna meta come cani che vanno a zonzo in cerca di ossi. I pensieri si scioglievano nel moto dei piedi, e uno non si ricordava più di avere un padre e una madre, di avere una famiglia, neanche di avere un nome e un cognome. Veniva la voglia di stendersi su un marciapiede all'ombra come i gatti."
Gianni Celati, Vite di pascolanti
"Orlo, bordo, confine,
selve, monti, mare, alberi, zolla, cane, vigna, nuvole, vacca, panchina, sole,
alba, tramonto, e vento, neve, pioggia, e altro vento, e altra neve, e aprile,
e il verde di maggio, e il nero di settembre, silenzio senza opinioni, luce
senza commenti, voglio solo che la vita sfili, se ne vada da dove è venuta, non
la trattengo, non voglio trattenere niente, camminare, guardare gli alberi, non
dire e non fare nient'altro che il giro dei confini, andare sempre più dentro a
certi confini, non superarli, non mirare al centro, non mirare alle passioni di
tutti, disertare, prendere confidenza col cielo, ma farlo senza vantarsene, non
sputare parole sul mondo e sugli altri, camminare, uscire perché è uscito il
sole"
Franco Arminio, Geografia commossa dell'Italia interna
"Camminai
tranquillamente per un bel pezzo su questa strada, pensando i miei pensieri con
la parte anteriore del cervello, e intanto, con quella posteriore, godendo la
vasta bellezza del mattino. L'aria era chiara, frizzante, copiosa e inebriante.
La sua potente presenza era manifesta ovunque: scuoteva vivacemente ogni cosa
verde e conferiva maggiore dignità e definitezza alle pietre e alle rocce,
ordinava e riordinava incessantemente le nubi e spirava vita nel mondo. Il sole
era emerso dal suo nascondiglio e ora si librava benigno, basso nel cielo,
riversando ondate di incantevole luce e preliminari fremiti di calore..."