martedì 8 novembre 2011

Sogno di Sirena




Vinicio Capossela, Pryntyl

“Quel sogno è un vecchio sogno che torna sempre: una femminota sirena che risale a galla dentro di lui dalle profondità alla superficie del suo maricello di pensieri. Un tipo di sirena che è il suo tipo, che si può vedere e toccare con mano, che non porta strascico e impedimento di coda, decoltata di natura,minnuta, anzi minnutona coi galleggianti bianchi e gonfi che sanno del colore e del sapore del latte e che fanno intenerire l’uomo. Il tipo, per parlare chiaro, che il suo nicchiarello non lo tiene corazzato come  alcune femminote monache di clausura alle quali pare che glielo murano con uno spicchio di mattone e malta. Il tipo insomma che si può scandagliare tra le cosce, calandoci la sonda, col quale uno si può allianare gustando la rarità del fottisterio, senza però raccontarlo poi a nessuno ma gustandoselo solo tra sé e sé nelle sue fattezze di faccia infantina e bambinesca. Il tipo che ha viso smorfiosamente umano, indole sgualdrinesca e sdiregnatrice, che fa strage di uomini,se li spolpa vivi vivi, li riduce all’osso: stragi che nemmeno le femmine che hanno gambe da cavallone perché quella sirena, se non la favorisce le gambe che ha, la favorisce la bellezza del suo viso e dei suoi occhi, e quello che più conta,la favorisce  il genio della sua mente  perché quanto si cammina con la mente in un momento, non si cammina con le gambe per tutta la vita. Ora, diciamolo francamente, a queste profferte e infrinzamenti chi può resistere?!  E’ pensabile che lui si metta la cera negli orecchi?! No, lui annorba dalla gran voglia e vira verso quella gran bella femminota che si sciacquetta desiderosa solo di saziare il maschio affamato. Bisogna giocarci con questo tipo di sirene, ispirare una gran simpatia e un gran trasporto, è tutta una storia di parole fresche,fresche come lei: lei uguale e diversa sempre, come il mare.”

Stefano D'Arrigo, Horcynus Orca






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