mercoledì 30 maggio 2012

SCHIENA A TERRA E SGUARDO AL CIELO


SCHIENA A TERRA E SGUARDO AL CIELO




C’è un bellissimo articolo del bravo giornalista e scrittore Vincenzo Cerami che tratta di artisti-bambini, e che mi piace trascrivere .  

L’artista è sempre un bambino, è ricco finché non diventa ricco. La sete di denaro lo uccide. Più il suo conto in banca aumenta più diminuisce il suo talento. Ho conosciuto tanti poeti, straordinari per integrità e naturalezza. Alcuni sono ancora là, nella storia, giocosi e innocenti, creativi fino alla fine dei loro giorni. Vanno considerati alla stessa stregua dei santi e dei geni dell’umanità. Ma gran parte di loro li ho visti spegnersi quando hanno cominciato a smaniare per il successo. I soldi, spesso così tanti da non poter essere tutti spesi e goduti, trasformano un artista in un idiota che crede di essere ormai un vate, un messaggero di valori tanto altisonanti quanto insinceri e patetici. Non c’è essere umano più corrotto di un artista che si vende l’anima.
L’arte, per definizione, è purezza. Il candore ha un prezzo, e l’artista lo paga fino in fondo. Per lui un’invenzione poetica è un gesto che regala al mondo senza contropartite. Quando non è più generoso diventa un servo. L’artista autentico non cerca i grandi numeri, ne vuole pochi, che poi diventano tanti al di là della sua volontà.
Ma, se ancor prima di pensare ad esprimere il proprio talento, calcola quanto può ricavarci, vuol dire che ha rinunciato a se stesso, si trasforma in un commerciante, volgare perché monetizza l’arte, un dono di Dio.
Il risultato finale è che l’artista venduto diventa una caricatura, un cialtrone che pensa solo a riempirsi le tasche e scredita l’arte. È un piazzista. Finisce cioè per disperdere le sue qualità al solo scopo di rimpinguare il conto in banca.
Per fortuna ci sono artisti che sono rimasti tali fino all’ultimo giorno della loro vita.
Gli affaristi sono destinati a morire senza lasciar traccia.

Ecco, in questo articolo ci sono dei passaggi che mi hanno fatto venire in mente quegli stupidi e ignobili calciatori, esseri privilegiati  e fortunatissimi, che campano beati giocando a calcio, ma non essendo abbastanza sazi dei molti soldi che guadagnano, si macchiano di truffe infami truccando delle partite di calcio per avere ancora altri soldi. Questo significa non avere il minimo rispetto per tutti quei tifosi che se ne stanno seduti allo stadio o incollati davanti alla tv con il cuore in mano a tifare per la propria squadra, dopo aver speso parte del loro magro stipendio. Questo è il lato marcio e schifoso del calcio.

Ma in questo pezzo ci sono anche dei passaggi che mi fanno pensare che vale ancora la pena credere nella bellezza del calcio, che a volte riesce a trasmettere delle emozioni indimenticabili. Quando,infatti, Cerami scrive che “l’artista è sempre un bambino”, e che “alcuni artisti sono ancora là nella storia, giocosi e innocenti, creativi fino alla fine dei propri giorni”, ho pensato a quello che scrive un grande artista-bambino del calcio nel suo libro, uscito di recente[1]. Del Piero racconta che da bambino, dopo aver finito di giocare a calcio, si buttava  per terra sfinito e contento, guardava il cielo e abbracciava stretto stretto il suo pallone. E quel gesto da piccolo lo faceva ogni giorno: si metteva con la schiena a terra e lo sguardo rivolto al cielo. E dice anche che quella stupenda sensazione che si prova quando si sta in quella posizione non l’ha mai dimenticata. Ed è proprio vero che non l’ha dimenticata. Ricordo ancora  un suo bellissimo gol dopo una corsa incredibile, quello della semifinale del  Mondiale 2006 contro la Germania, in cui Del Piero, dopo aver segnato, si lancia in un'esultanza infinita correndo per tutto il campo a festeggiare, felice e sfinito. E poi in finale al triplice fischio che proclama l'Italia campione del mondo, ancora Del Piero che si stende sull'erba allargando le braccia, con la schiena a terra e lo sguardo al cielo, raggiante di felicità, allo stesso modo di quando era bambino. 

Perché è vero, il calcio e la vita sono pieni di sporchi affaristi, ma ogni tanto, nel calcio e nella vita, capitano artisti- bambini che rimarranno sempre “gioiosi e innocenti, creativi fino alla fine dei loro giorni.”  Ed è grazie loro che il calcio e l’arte sono e rimarranno, sempre, un’emozione unica.

Marco Adornetto




[1] Alessandro Del Piero, “Giochiamo ancora”, Mondadori 2012

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