martedì 22 maggio 2012

Guida agli animali fantastici di Ermanno Cavazzoni: un favoloso bestiario comico


Recensione

Guida agli animali fantastici di Ermanno Cavazzoni: un favoloso bestiario comico



Cavazzoni racconta che l’opera più recente, Guida agli animali fantastici[1], è nata in seguito alla rivisitazione fantastica di classici e testi antichi di Plinio,Aristotele, Eliano, Luciano di Samòsata, in cui gli animali rivestono un ruolo importante. Il testo antico viene usato come punto di partenza e felice stimolo per lo scrittore emiliano. Egli realizza felici e ilari divagazioni che giocano molto sull’ antropomorfizzazione degli animali, attraverso le quali riesce a far sorridere e riflettere su certi aspetti folli e assurdi del comportamento umano.  Da queste storie antiche escono così fuori nuove narrazioni indipendenti, rese in maniera sorprendente con uno stile originale e profondamente creativo.
Guida agli animali fantastici  è una sorta di bestiario comico e meraviglioso in cui animali comuni come mucche, polli e formiche convivono serenamente con animali fantastici e inesistenti quali ippocentauri, ircocervi e manticore. L’originale e stralunato punto di vista dello scrittore emiliano fa sì che, non solo sugli animali fantastici e inesistenti ma anche su quelli reali e comuni, egli possa scatenare la sua immaginazione. Secondo Cavazzoni, infatti, tutti gli animali, per la loro impenetrabilità, sono in qualche modo fantastici . E allora lo scrittore emiliano, con le sue fantasticazioni comiche, immagina cosa vogliono dirci gli animali con i loro gesti e con i loro versi; elucubra se questi abbiano una qualche idea sulla vita e se considerino gli uomini come degli esseri superiori o come dei fessi. La scrittura ironica e stravagante e l’estro inventivo di Cavazzoni descrive tutti gli  animali, anche quelli che tradizionalmente fanno paura, come esseri buffi e strambi, catapultati quasi per caso nel pianeta terra insieme agli uomini, anch’essi visti come esseri bizzarri.
Tra gli animali comuni c’è la mucca che rumina e riflette, e che per ringraziare la natura rilascia larghe e molli cacche, che per il prato sono come un godimento alimentare. Si contrappongono poi due diversi stati d’animo nell’affrontare la vita: l’inguaribile ottimismo della cicala, il cui canto è una specie di sì ripetuto, e il catastrofismo dei  grilli con il loro cri cri, che significa che c’è crisi. L’oca, appena nata, apre gli occhi e chiama mamma la prima cosa che vede. Le scimmie sono simili a donne vanitose, si pitturano la faccia, si mettono il rossetto e provano ad arricciarsi i capelli in testa anche se non li hanno, nel tentativo, quasi sempre fallimentare, di sedurre gli uomini. I serpenti sono invece amanti del vino, bevono con enorme regolarità ed esagerazione, e, una volta ubriachi, è facile catturarli perché si dimenticano di essere velenosi e se ne stanno distesi e languidi con in faccia uno stanco e innocuo sorriso post sbronza. C’è infine il bruttissimo struzzo, uccello mal riuscito e gallinaceo troppo cresciuto. Si immagina che egli sia nato come frutto del mostruoso accoppiamento tra un passero e una cammella; mentre la cammella partorisce, il padre passero fugge subito, consapevole dello schifoso connubio. Lo struzzo, oltre a essere brutto, è anche uno degli animali più stupidi che ci sia perché pensa di non essere visto se nasconde la testa in un buco, e perché inghiotte di tutto, anche sabbia e sassi, con conseguenti problemi intestinali.
Ci sono poi gli animali inesistenti come l’onocentauro, metà asino e metà uomo, asociale e menefreghista, ateo e con la brutta abitudine di dire sempre di no; l’ircocervo, un cavallo con l’aspetto di cervo, con la barba e il pelo folto, famoso solo per la sua stupidità; il leontofono, piccolo animale la cui orina annienta il leone. Basta uno spruzzo e il leone prima si affloscia e dopo muore. Ma l’animale inesistente più affascinante e sensuale è la bellissima e inavvicinabile sirena che seduce l’uomo con il suo canto illusorio e con il suo meraviglioso petto, che però non è fatto di ghiandole mammarie ma di bolle di galleggiamento. Con le sirene non c’è salvezza: se le baci ti mangiano la bocca, se cerchi un contatto ti avvinghiano e ti portano sott’acqua.
C’è infine una terza categoria di animali fantastici, elementi non appartenenti al regno animalesco, ma che vengono equiparati in qualche modo a esso. Tra questi degni di nota sono le particelle grammaticali come i laonde e i costà, equiparati a insetti insidiosi e infidi nemici della vena creativa di poeti e scrittori, ai quali provocano sofferenze, pruriti e sensi di colpa  intralciando il pensiero, formando ragnatele senza alcun senso, inserendosi clandestinamente nelle frasi e generando una bava che rallenta il discorso; e le nuvole che galleggiano lente nell’aria in forme animali cangianti, e  sono un riassunto di tutta la zoologia fantastica.
Ma l’animale più fantastico di tutti è l’uomo che tenta di razionalizzare tutto quello che gli succede, pur sapendo di essere matto per natura. Tuttavia, nonostante i suoi limiti, l’essere umano è l’unico animale testimone del più grande spettacolo dell’universo che consiste nell’alzare  gli occhi al cielo e vedere le stelle.

Tratto da "IL SORRIDENTE E TRAGICOMICO MONDO DEI MATTI- La follia come fonte di comicità nella narrativa italiana dal secondo Novecento fino ai giorni nostri" di Marco Adornetto
















[1] Ermanno Cavazzoni, Guida agli animali fantastici, Guanda Editore, Parma 2011

Nessun commento:

Posta un commento