martedì 11 dicembre 2012

Inchiostro Alcolico: Un Assistente Inaffidabile di Maurizio Salabelle





                                                   L’AUTORE

Maurizio Salabelle, nato a Cagliari nel 1959, ha vissuto gran parte della sua vita in Toscana dove è morto nel 2003, a Pisa, a causa di un male incurabile.
Si tratta di uno degli autori più spiazzanti della narrativa italiana degli ultimi anni, caratterizzato da una personalità timida e schiva e da una natura discreta. E questo vale anche per i suoi romanzi e i suoi racconti, contraddistinti da un’eccezionalità e da un’originalità  non adatta  allo strombazzamento mediatico, e lontani dai riflettori della critica. Salabelle si immerge, con la caparbia ostinazione di un architetto un po’ strampalato, nella fantasticazione  e nella costruzione di macchine narrative che, con una mitezza comica fuori dal comune, colgono l’aspetto immediato della follia umana, e cercano la saggezza nella diversità  e l’assurdità del reale nell’insensatezza della vita quotidiana, provocando l’effetto di uno stupore di tipo ipnotico. La sua è una scrittura secca all’insegna dell’iperrealismo, caratterizzata  da una musicalità armoniosa e ammaliante che tende a guidare il lettore in uno stato di dolce trance in cui allucinazioni totalmente incredibili e paradossali, descritte e catalogate con precisione e competenza, diventano possibili. Così l’inconfondibile mondo di Salabelle  si perde in ricerche visionarie, intessute della stessa materia di cui sono fatti i sogni. Nel corso della sua esistenza Salabelle, oltre a Un assistente inaffidabile ha scritto altri quattro libri: Il mio unico amico (1994), Il maestro Atomi (1997), ambientato in una scuola onirica frequentata da studenti buffi e maestri maniacali, Il caso del contabile (1999) e  L’altro inquilino (2002).




                                                    UN ASSISTENTE INAFFIDABILE

Dopo alcuni fallimenti con le varie case editrici a cui spedì i suoi manoscritti, Maurizio Salabelle riuscì a far pubblicare il suo primo romanzo nel 1992 per la Bollati Boringhieri. Lo scrittore Ermanno  Cavazzoni  racconta di Salabelle, a testimonianza del carattere della sua persona e delle sue opere, che quando fu pubblicato Un assistente inaffidabile, non voleva più uscire di casa per la vergogna, e per un po’ di tempo evitò anche di passare nei pressi della libreria che esponeva il suo libro perché non sapeva che faccia fare passandoci accanto[1].
Con Un assistente inaffidabile[2]  Salabelle vinse il “Premio Giuseppe Berto Opera Prima” e il “Premio Città di Bergamo”. Il romanzo è ambientato dentro una squallida bottega di cappelli, in uno spicchio di mondo ammuffito e imbalsamato, dove uno zio lunatico, che un giorno è depresso e l’altro è allegro, e un nipote, scrittore mancato e assistente che non assiste, trascorrono la loro abulica e insensata esistenza. I due comici e ridicoli esseri hanno l’aspetto allucinato e smarrito in vaghi ricordi, e impiegano il loro tempo sonnecchiando, osservando dalla vetrina della bottega il viavai della strada e architettando strani pensieri privi di qualsiasi logica. Nel resto del loro inutile tempo lo zio si dedica alla lettura di quotidiani, stravaccato su una vecchissima poltrona, sbadigliando continuamente, sazio della lettura e nauseato dagli eventi del giorno, mentre  il nipote è intento a scrivere  improbabili e pessimi romanzi che non pubblicherà mai. Così tutto trascorre nell’inedia e nell’immobilità più totale. E anche quando l’intreccio si colora di nero a causa di un omicidio, la modalità con cui esso viene eseguito, provoca non sgomento ma una comicità esilarante: lo zio afferra goffamente il tubo di una bombola a gas e, girata la manopola,  lo infila nella bocca di un cliente tappandogli il naso; il cliente muore e il suo cadavere rimane in una posizione di “stupore mortuario”, tutto viola per il gas e stranamente imbronciato. E così anche la morte suscita ilarità.

UN INCHIOSTRO COMICO-NOIR CON EFFETTO IPNOTICO

“La mia penna biro, che aveva il tappo tutto morso e non sembrava più scrivere bene, cadeva in continuazione dalla tavola e mi faceva dire orrende bestemmie.”

“Quella mattina uscii alle sette e cinque con l’intenzione di diventare scrittore.”

“Gli scrittori sono in genere persone poco capaci che certe volte possono essere definite senza timore come degli zero assoluti. Spesso non sanno che fare della loro vita, e invece di andare  a commerciare in camicie o fare gli autisti decidono di dedicarsi alla letteratura. Dicono che il 75 per cento di costoro ami alzarsi alle undici, fumare 140 sigarette la settimana e portare per più mesi gli stessi calzoni. Alcuni non sanno salire su un autobus senza aiuto e altri hanno strane idiosincrasie come l’odio per il formaggio, l’insofferenza per i week-end e un’antipatia ingiustificata per certe marche di scendiletto. Un 7 per cento, inoltre, pare incontri difficoltà nel suonare un normalissimo campanello”

“Mio zio trascorreva le ore della giornata facendo degli sbadigli sguaiati, tossicchiando nervosamente ed emettendo rutti di crackers. Ogni tanto tendeva le orecchie per ascoltare l’acqua dei tubi, il ronzio del contatore e quello dello scaldabagno del gabinetto, come se in base al loro suono potesse prevedere il futuro.”

“Osservavo i miei vestiti, la mia faccia sudata e le mie mani contratte, e mi chiedevo con angoscia che tipo di persona fossi in realtà.”

“Guardavo le mattonelle della stanza e meditavo di scrivere su di esse, ma capivo che mai e poi mai sarei riuscito a mutarle in periodi. Le ciabatte di mio zio, abbandonate sull’impiantito e ricoperte di polvere scura, sembravano simboleggiare la mia difficoltà nel riprodurre il pavimento con le parole”

“Certe notti sogno che non fumo, che non ho mai fumato in tutta la mia vita, e al risveglio accendo subito due sigarette per compensare la mia permanenza tra i non fumatori. Ho come l’impressione di dover recuperare qualcosa.”

“Il mio datore di lavoro mi spiegò che la mia mansione di collaudatore di letti imponeva che ogni notte io dormissi su un materasso diverso e che la mattina dopo redigessi una relazione su come avevo passato il tempo del sonno. Io scrivevo relazioni inattendibili . Si trattava di brani fantasiosi che avrei potuto scrivere anche senza fare i collaudi.”

“Lo zio seguiva programmi televisivi di intrattenimento per me stupidissimi. Sullo schermo si vedevano uomini in maglione che gesticolavano eccitatissimi, proferivano improperi e sghignazzavano senza ritegno. Parlavano di quello che mangiavano, dei desideri delle loro mogli o delle ciabatte che mettevano a casa. Il presentatore sorrideva spesso tra di sé come se sottendesse cose ridicole. Si vedevano donne che all’improvviso scoppiavano in pianti inconsolabili, o che raccontavano vacuamente delle loro prime notti con il marito. Gli intervistati si dilungavano in sproloqui declamando teorie inconcludenti in un delirio senza tregua di cui non si comprendeva quasi una sillaba. Queste trasmissioni, che presentavano sempre persone banalissime e prive di un’attrattiva anche minima, erano seguite da mio zio col massimo dell’attenzione e lo tenevano col corpo paralizzato di fronte allo schermo.”

“Lo zio mi confessò il suo delitto: -Ho preso il tubo di una bombola di gas che si trovava nella stanzetta, ho girato la manopola e gliel’ho infilato in bocca tappandogli il naso. Quando ho sentito che non si dibatteva più l’ho disteso per terra- Il cadavere era piegato come un feto in una posizione che lo zio definì di stupore mortuario. Il suo viso era tutto viola per il gas e sembrava stranamente imbronciato.”






[1] Ermanno Cavazzoni, Scrivere in segreto, in La Repubblica, 22 Febbraio 2003
[2]  Maurizio Salabelle, Un assistente inaffidabile, Bollati Boringhieri Editore, Torino 1992










LA STRANA FAMIGLIA DI GIORGIO GABER


Vi presento la mia famiglia
non si trucca, non si imbroglia
è la più disgraziata d'Italia,
anche se soffriamo molto
noi facciamo un buon ascolto
siamo quelli con l'audience più alto.

I miei genitori due vecchi intronati
per mezz'ora si sono insultati
a "C'eravamo tanto amati",
dalla vergogna lo zio Evaristo
si era nascosto, povero Cristo,
lo han già segnalato a "Chi l'ha visto?".

Il Ginetto dell'Idroscalo
quando la moglie lo manda a "fanculo"
piange in diretta con Sandra Milo,
per non parlare di mio fratello
che gli han rotto l'osso del collo
ora fa il morto a "Telefono giallo".

Come ti chiami, da dove chiami,
ci son per tutti tanti premi,
pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.

E giù in Aspromonte c'ho dei parenti,
li ho rivisti belli contenti
nello "Speciale rapimenti",

mentre a Roma c'è lo zio Renzo
che è analfabeta ma ha scritto un romanzo
è sempre lì da Maurizio Costanzo.

E la fortuna di nonna Piera
che ha ucciso l'amante con la lupara
ha preso vent'anni in "Un giorno in pretura";
mio zio che ha perso la capra in montagna
che era da anni la sua compagna
ha fatto piangere anche Castagna.

Come ti chiami, da dove chiami,
ci son per tutti tanti premi,
pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.

E poi chi c'è? Ah già, la Tamara
un mignottone di Viale Zara
che ha dato lezioni a Giuliano Ferrara,
e alla fine c'è nonno Renato
che c'ha l'AIDS da quando è nato
ha avuto un trionfo da Mino D'Amato.

Vi ho presentato la mia famiglia
non si trucca non si imbroglia
è la più disgraziata d'Italia.
Il bel paese sorridente
dove si specula allegramente
sulle disgrazie della gente.

Come ti chiami, da dove chiami,
stiam diventando tutti scemi,
pronto, pronto, pronto stiam diventando tutti coglioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.





Nessun commento:

Posta un commento