L’AUTORE
Giorgio
Manganelli, nato a Milano nel 1922 e morto a Roma nel 1990, oltre a essere considerato uno dei migliori
scrittori italiani del Novecento,
durante la sua esistenza ha svolto varie attività culturali. E' stato insegnante
di letteratura inglese nelle scuole superiori e all’Università, e ha tradotto diversi testi letterari inglesi e
americani. E' stato molto impegnato nel campo dell’editoria fondando una
rivista, Grammatica,dirigendo per
Einaudi la collana La ricerca letteraria,
insieme a Guido Davico Bonino e Edoardo Sanguineti, e collaborando con diverse
case editrici.
Manganelli
concepisce la letteratura come assoluta
finzione e menzogna integrale fine a se stessa, attività immorale e priva di
sincerità, cinica e profondamente asociale, anarchica e felicemente deforme.
Essa è in primo luogo un’attività ludica: è gioco, ciarla, ciancia, bubbola, fagiolata, cantafavola.
In tale ottica lo scrittore viene a configurarsi come un personaggio
irresponsabile che non ha messaggi da affidare all’umanità, e che manifesta
tutte le caratteristiche del buffone e del fool,
non avendo alcuno scopo particolare se non quello di assemblare
gioiosamente le parole sulla carta.
Lo
stesso Manganelli aspira a essere uno scrittore buffone e “pazzo”. Egli,
attraverso una scrittura vertiginosa e estasiante, produce così una letteratura
nullificante e insana, vezzosamente oscena e giocosa. E l’idea che si possa
raccontare e divagare senza meta e senza avere niente da dire, imitando il
discorso dei dementi, arriva come una rivoluzione nel mondo letterario
italiano. In tal modo Manganelli compie una vera e propria azione di sabotaggio
nei confronti delle categorie essenziali della pratica letteraria
tradizionalmente intesa, contribuendo a ridicolarizzarla attraverso un’operazione di svuotamento e
rovesciamento parodico. L’arma con cui
egli dissacra la letteratura tradizionale è il riso. Quella di Manganelli è,
infatti, una scrittura suprema e perfetta, pervasa contemporaneamente da
un’angoscia nervosa e da un’ilarità grottesca, che libera un riso giullaresco e pazzoide.
Tra le sue numerose opere, spiccano: Hilarotragoedia
(1964), Sconclusione (1976), Pinocchio:un libro parallelo (1977), Centuria. Cento piccoli romanzi fiume (1979). Recentemente è stato pubblicato dalla casa editrice Adelphi Ti ucciderò mia capitale (2011), una
raccolta di scritti e racconti, inediti o usciti precedentemente solamente su
giornali e riviste, curata da Salvatore Nigro.
IMPROVVISI
PER MACCHINA DA SCRIVERE
Il bellissimo titolo
del libro, pubblicato nel 1989, sembra voler riprodurre il ticchettio della
macchina da scrivere di Manganelli nel momento in cui componeva questi
bellissimi e improvvisi pezzi. Il libro raccoglie i funambolici corsivi,
apparsi su vari giornali, di Giorgio Manganelli. Egli, infatti, nel corso della
sua esistenza, ha lavorato per numerose testate, e con i suoi fulminanti pezzi è stato un mirabile esempio di scrittura giornalistica di elevato
livello letterario. I suoi corsivi sono stati scritti tra il 1973 e il 1988 per vari quotidiani, settimanali e riviste
come La Stampa, Il Corriere della Sera, Il
Mondo, Epoca , L’Espresso, L’Europeo e Il Messaggero.
Manganelli considera il corsivo come un genere letterario umorale, litigioso e
polemico di cinquanta righe circa in cui, con tonalità ironiche e sarcastiche,
prendendo spunto da minimi fatti di cronaca, trasmette al lettore i suoi
sentimenti e le sue impressioni che, di volta in volta, in base all’argomento
trattato, sono di protesta, disagio, stupore o divertimento. Nei suoi pezzi tratta le più svariate tematiche: arte, politica, manifestazioni culturali e
pseudo-culturali, cinema, ristoranti, concorsi, pubblicità, scritte sui muri,
animali di ogni tipo e comici episodi
tratti dalla quotidianità come il bizzarro desiderio in punto di morte di una
ricca signora di essere seppellita a bordo della sua Ferrari con il sedile
comodamente inclinato. Egli destina le sue divertenti polemiche, raggiungendo
altissime punte di sarcasmo, soprattutto contro la scuola considerata come un
sistema di vessazione che consiste, fin dall’adolescenza, nel prendere una
creatura con gli occhi candidi e pieni di curiosità nei confronti del mondo in
cui vive e frapporre tra quegli occhi una barriera di libri inutili che
trattano di discipline del tutto estranee alla sua realtà. E contro la
televisione, il cui miserabile scopo è, secondo Manganelli, tenere lo sciocco
spettatore al guinzaglio per ore e ore, nel tentativo di farlo ridere o
piangere nello stesso istante in cui altri milioni di teledipendenti ridono o
piangono. I corsivi di Manganelli,
prendendo a prestito la felicissima intuizione di Pietro Citati, sono “lacrime
di gioia e furori di ilarità che, attraverso una giocosa e mirabolante prosa,
“distruggono le istituzioni, i costumi, le abitudini e la noia dell’esistenza
quotidiana”.
UN
INCHIOSTRO GHIGNANTE E MEFISTOFELICO PER FINISSIMI PALATI
“Ricordo
molto bene la mia insegnante di matematica che aveva nei miei confronti una
lieve,educata repulsione che, nell’insieme, mi sento di condividere. Costei
aveva un modo pacato e sommesso di dirmi, senza guardarmi direttamente, - Non
hai capito niente,vero?- Era vero, non capivo niente.”
“Fino
all’adolescenza noi tutti siamo entusiasti seguaci delle malattie. I bambini e
i giovinetti sono specialisti in grandi ed eroiche febbri, in incubi
squassanti,terzane,coliche, quartane, appendiciti, mal d’orecchie,di piedi, di
mani, di dita, di falangi, di unghie, di lunule. Il giovane apprendista uomo
studia se stesso con sondaggi di malattia,scandagli di febbri ed eritemi.”
“Lo
Stato è matto; lo Stato è potente; lo Stato ha le paturnie, ha idee insondabili,
umori fantastici, svagatezze, colpi di sole, euforie, depressioni, crisi
omicide, sospette generosità;oggi è loquace, domani taciturno e tetro, un
giorno vuol buttarsi dalla finestra, un altro giocherella con il rasoio e
guarda la gola dei sudditi.”
“Ho
l’impressione che la televisione sia una persona che,argutamente travestita da
macchina con pulsanti, da ordigno con valvole ed antenne, tenti di entrare in
casa mia. Di questa persona diffido: la sospetto garrula, emotivamente
instabile, moralmente dubbia, non immune da una punta di
isterismo,alternativamente lacrimosa e ridanciana; soprattutto l’apparecchio
televisivo mi pare vittima di un complesso, che definirei coazione a sedurre.
Ed essere incluso in una fascinazione nazionale è deprimente.”
“Il
Festival di Sanremo. Che si fabbrichi, si rappezzi un’ideologia collettiva dell’amorosità,
capace di generare un linguaggio, con la sua grammatica, le sue rime, gli
accenti; che questo linguaggio produca una musichetta doverosamente poverina,
fatta di sette note, come quei romanzi che vantano poche centinaia di parole;
tutto ciò mi pare irritante.”
“Ammetto
una certa ammirazione per i gatti; isterici,psicotici,solipsisti,sopracciò e
fatti-in-là,sbruffoni,taciturni e ringhiosi,non si lasciano assimilare.
Intellettualmente maliziosi, sedentari come un filologo, capaci di fare nulla
per una vita intera, ironici e distratti. Animale diffidente e crudele, il
gatto insegue volatili e topi e zanzare. Ama i davanzali e ignora le vertigini.
I cani li odiano e li temono.”
“Sebbene
uomini ingegnosi e audaci l’abbiano tentato, specie scrittori, come il mite
cronista di Alice, è proibito, da vivi, entrare nello specchio;esso se ne sta
immobile e infecondo, come uno specchio d’acqua immota chiusa nella vera di un
pozzo; indifferente, non trattiene le immagini; ma solo ne cancella la voce, ne
ignora l’odore; lo specchio è il luogo del freddo, della solitudine, è la
nostra fotografia pronta per il nostro documento di fantasma. Lo presenteremo all’ingresso
del pozzo taciturno.”
“Quando
penso alle ore trascorse a studiare chimica e fisica, che mi erano del tutto
estranee, non mi interessavano e non mi interessano nulla, so di aver subito un
irreparabile torto. Prendere una mente avida, sveglia o quasi, che sa quel che
ama e quel che disama, e costringerla a fare tutto, Virgilio e tetraedri,
monade e oligoscisti, non vuol dire che una cosa: dimezzare il suo vero e
necessario apprendimento, sprecare del tempo, tempo che la vita non restituirà
più. No, oggi non si va a scuola. Ci si alza tardi, si ciabatta per casa, si
cerca di medicare il rancore per gli acidi che hanno corroso una lontana
adolescenza.”
“Quando
ci sono le elezioni politiche penso al candidato di voti uno e al candidato di
voti zero. Chi sono? Perché si candidano? Quale torbida, rissosa eccitazione li
ha indotti a precipitarsi nell’arena politica, in una trama di autodistruzione?Il
candidato di voti uno ha una qualche selvaggia e forse pericolosa fiducia in se
stesso, dispone di un carisma che ha questa particolare qualità: che agisce
solo su di lui. Egli è sedotto, persuaso da se stesso. Crede a se stesso.
Quando sarà nella cabina elettorale con fermezza sceglierà se stesso, un lieve
sorriso sardonico sulle labbra sottili. Ma prendiamo il candidato di voti zero,
che non vota neppure per se stesso. Non posso nascondere l’affetto, la tenerezza,
la complicità innocente che mi lega a costui. Si è candidato per cortesia, per
ingenuità, per distrazione, perché non ha saputo dir di no, forse per un
effimero moto di entusiasmo per se stesso. Nel segreto della cabina elettorale
sa già che nessuno al mondo, neppure per dileggio, voterà il suo nome. In un
momento d’orgoglio, egli non vota se stesso. Ed ora esce dalla cabina e
consegna la scheda con elegante amarezza, con coraggio,lui, il candidato di
preferenze zero.”
“I
cani sono animali misteriosi. Deploro la tendenza dei cani a trattare l’uomo
come un essere superiore. Ho visto cani che guardavano con riverenza anche me.
Esagerati. I cani hanno qualcosa dei falliti. Mi fanno pensare a quegli
straordinari buffoni che fanno scene da sbellicarsi e non ridono mai. I cani
sono seri, un po’ malinconici e hanno l’arte di provocare i sensi di colpa.”
“Da
anni io bevo qualunque acqua minerale, eccetto una. Avete capito? Da anni una
certa acqua minerale ha invaso radio, televisione, fuoriprogramma
cinematografico, giornali, settimanali, riviste di filologia classica, ha
occupato muri, palizzate, case in costruzione, ha corrotto ristoranti,alberghi,
case di cura, cimiteri, e tutto questo all’unico scopo di essere bevuta da me.
E io non la bevo.”
Nessun commento:
Posta un commento