"Spasseggiare significa passeggiare con divertimento, cioè includendo nel passeggio anche lo spasso. Una passeggiata solitaria in un bosco difficilmente potrà essere una spasseggiata. La spasseggiata comprende lo scherzo e lo scherno, lo sgambetto e la rincorsa, il vetro rotto e il pesce d’aprile, l’anacoluto e la rima baciata, il crudo e il cotto, la scopata e l’inculata, la pizza e il gelato da passeggio che in questo caso diventa il gelato da spasseggio."
Luigi Malerba, I Neologissimi
"Quali sono le mie dipendenze? Sì, una c'è. Cammino di notte, ogni notte, per le strade della città dove vivo, con qualsiasi tempo: caldo, freddo, pioggia, neve, grandine, vento. Ho cominciato a trent'anni, uscivo di notte, camminavo con una lattina di birra in mano lungo strade dove non passava nessuno, parchi vuoti e deserti dove si aggiravano solo spacciatori e drogati e povere, dolci puttane bambine, perché avevo perduto la mia vita, non avevo una direzione, stavo solo conficcando la mia povera testa cieca nell'infinito buio del mondo. Uscivo di notte e camminavo per ore. Un passo dopo l'altro. Non so verso dove. Nelle tasche tenevo dei foglietti e, mentre di notte camminavo, scrivevo e scarabocchiavo in fretta."
Antonio Moresco, Camminare da solo di notte (tratto dalla rivista Granta, numero 4 dedicato al tema "Dipendenze")
"L'unica cosa che gli piaceva era andare in giro tutto il giorno per le strade a caso, trascinando i piedi lentamente e fermandosi ogni tanto a guardare la facciata di una casa a testa in su. Erano quei giorni d'avvicinamento all'estate che avevano le ombre così lunghe di primo mattino, con poca gente per strada e un'aria di stanchezza dappertutto che era un piacere. Strade assolate col silenzio dei giorni vuoti, case addormentate e pacifiche allo sguardo. E il frescolino degli androni? Tra i migliori ricordi. Qualcuno passava in bicicletta nel sole e ti sembrava di essere all'equatore. Qualcuno stava affacciato alla finestra e subito ti veniva da sbadigliare. In quei giorni si stava bene ad essere svogliati e ronzare come le mosche nelle cucine di campagna, poi trascinare le scarpe verso nessuna meta come cani che vanno a zonzo in cerca di ossi. I pensieri si scioglievano nel moto dei piedi, e uno non si ricordava più di avere un padre e una madre, di avere una famiglia, neanche di avere un nome e un cognome. Veniva la voglia di stendersi su un marciapiede all'ombra come i gatti."
Gianni Celati, Vite di pascolanti
"Orlo, bordo, confine,
selve, monti, mare, alberi, zolla, cane, vigna, nuvole, vacca, panchina, sole,
alba, tramonto, e vento, neve, pioggia, e altro vento, e altra neve, e aprile,
e il verde di maggio, e il nero di settembre, silenzio senza opinioni, luce
senza commenti, voglio solo che la vita sfili, se ne vada da dove è venuta, non
la trattengo, non voglio trattenere niente, camminare, guardare gli alberi, non
dire e non fare nient'altro che il giro dei confini, andare sempre più dentro a
certi confini, non superarli, non mirare al centro, non mirare alle passioni di
tutti, disertare, prendere confidenza col cielo, ma farlo senza vantarsene, non
sputare parole sul mondo e sugli altri, camminare, uscire perché è uscito il
sole"
Franco Arminio, Geografia commossa dell'Italia interna
"Camminai
tranquillamente per un bel pezzo su questa strada, pensando i miei pensieri con
la parte anteriore del cervello, e intanto, con quella posteriore, godendo la
vasta bellezza del mattino. L'aria era chiara, frizzante, copiosa e inebriante.
La sua potente presenza era manifesta ovunque: scuoteva vivacemente ogni cosa
verde e conferiva maggiore dignità e definitezza alle pietre e alle rocce,
ordinava e riordinava incessantemente le nubi e spirava vita nel mondo. Il sole
era emerso dal suo nascondiglio e ora si librava benigno, basso nel cielo,
riversando ondate di incantevole luce e preliminari fremiti di calore..."
Flann O'Brien, Il terzo poliziotto
Stefano Rosso, Passeggiata
Roberto Benigni, Il Mostro
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